Autore: Sig.ra Luisa
Destinazione: Tour dell'Armenia
Periodo di viaggio: 19/26 giugno 2011
Un intrecciarsi continuo e mutevole di stati d'animo, emozioni e pensieri che dura nel tempo, che ti porta a riflettere sulla vita del singolo individuo e di popoli interi, sull'intrecciarsi delle vicende umane nel corso del tempo, ti avvicina a
qualcosa che percepisci come forte e grande e ti lascia nell'anima una sensazione di infinito. Questa mi appare la sintesi più vera ed efficace del viaggio in Armenia organizzato dalla parrocchia di SS. Trinità di Schio dal 19 al 26 giugno di quest'anno.
Ogni viaggio può essere avventura, ma qualcuno lo è più degli altri e ti segna più profondamente, se offre occasioni e stimoli per meravigliarsi, meditare, contemplare. Comincia così il percorso più impegnativo, la vera avventura, quella dell'anima,
che dilata il tuo spazio interiore, tanto che al termine del viaggio ti senti molto più ricco e consapevole,
Il viaggio in Armenia, così come l'abbiamo vissuto rientra certamente in questa tipologia e trova il simbolo più efficace nell'immagine dell'Ararat, il biblico monte, che ci ha accompagnato fin dal primo giorno.
Cominciamo proprio da lì, anzi dal monastero di Khor Virap, il primo di una lunga serie, visitato in una mattina piena di luce e di sole: La costruzione sorge ai piedi dell'Ararat, alto più di 5000 metri, che si staglia netto contro il cielo tersissimo,
candido per la neve perenne, La montagna oggi si trova in terra turca, ma per noi è indiscutibilmente simbolo della terra armena. La guardiamo, mentre ascoltiamo le spiegazioni di Cristina, la nostra ottima guida, e cominciamo a capire che non c'è solo
professionalità dietro le sue spiegazioni chiare e articolate, ma anche grande amore per la sua patria, fierezza di appartenervi e dolore per le sofferenze vissute dal popolo armeno nel corso della storia, specialmente nel passato più recente (genocidio
armeno avvenuto tra il 1915 e il 1923).
Cristina ci conquista subito tutti fin dall'inizio, mentre ci racconta la storia di Khor Virap, fondato nel luogo in cui il re pagano Tiridate III tenne prigioniero in fondo ad un pozzo per 12 anni san Gregorio Illuminatore. Il re, convertitosi poi al
cristianesimo per opera del santo, nel 301 d.C. proclamò religione di stato il cristianesimo, che ebbe in questa terra il primo riconoscimento ufficiale. Le vicende successive portarono la chiesa armena ad essere autonoma rispetto al cattolicesimo, con
una sua struttura, una sua sede ad Echmiadzin, che visitiamo nell'ultimo giorno, un suo capo, il Catholikòs, un suo rito. La religiosità è dunque un forte elemento di identità nazionale, tanto che ancor oggi il paese costituisce l'unica enclave
cristiana in una parte del mondo totalmente islamizzata..
Alla religione si affianca come elemento fortemente caratterizzante la lingua, indoeuropea, ma con un suo alfabeto, ora di 38 lettere, ideato anch'esso in tempi molto antichi, nel 404 d.C. da Mesrop Mashtos, a cui è intitolato il viale che porta alla
biblioteca , dove abbiamo ammirato preziosissimi codici miniati e dove, inaspettatamente, abbiamo incontrato Mons. Ravasi, in visita ufficiale. Anche questa è stata un'emozione forte, che ha reso 'speciale' il nostro viaggio.
Su queste basi si sviluppò una cultura profondamente cristiana e contrassegnata da un'identità inconfondibile, che rimane caratteristica degli armeni, dovunque si trovino sparsi nel mondo.
E' dunque impossibile non sentirsi coinvolti profondamente nella visita ai vari luoghi, non registrare con stupore e dolore il contrasto tra la maestosità degli edifici del passato, (in prevalenza monasteri ortodossi, alcuni riconosciuti dall'UNESCO
patrimonio dell'umanità.,come quelli di Haghpat e di Sanahin, che tuttavia si trovano in uno stato di incuria desolante) e la miseria, prossima allo sfacelo delle abitazioni dei villaggi, o di certi quartieri anche centrali della stessa capitale
Erevan. Oscilliamo continuamente tra ammirazione e sgomento; domina forse l'ammirazione, per l'abilità costruttiva, per la capacità di esprimere anche nelle opere minori, come le croci scolpite nella pietra e variamente decorate (i khatchkar) una forte
tensione spirituale. E poi c'è il contatto con una natura aspra e spettacolare, con valli scavate nella roccia, con gole profonde come canyon, con altopiani ondulati e pieni di fiori, che ci appaiono quasi incontaminati e allora alziamo gli occhi all'Ararat
e ci sentiamo autorizzati a sperare che vengano tempi buoni per questa terra e per tutta l'umanità.
Luisa