Viaggio in India - ottobre 2011 (Fam. Faccio)

Viaggio in India - ottobre 2011 (Fam. Faccio)

Autore: Famiglia Faccio

Destinazione: Viaggio in India: Rajasthan e Varanasi

Periodo di viaggio: ottobre 2011

Da tempo desideravamo andare in India e quest'anno abbiamo scelto di visitare una parte di questo grande paese; ne siamo tornati  con sentimenti molto contrastanti come pieno di accesi contrasti  abbiamo trovato questo paese.
L'India è per estensione la settima nazione al mondo e la sua popolazione di circa un miliardo e mezzo di abitanti è seconda solo alla Cina. All'interno dei suoi confini geografici che vanno dalle montagne dell'Himalaya  a nord fino ai tropici e all'oceano Indiano a sud presenta una grande varietà di culture, clima, lingue, etnie, religioni e stili di vita. Dopo essere stata colonia inglese l'India è dal 1947 uno stato democratico indipendente e pur essendo presenti innumerevoli idiomi locali,  22 dei quali ufficialmente riconosciuti, le lingue nazionali sono l'hindi, con un proprio alfabeto, e l'inglese. Pur essendo diventata negli ultimi anni  una delle maggiori potenze industriali al mondo il 20% degli indiani vive ancora al di  sotto della soglia di povertà e il 60% circa della popolazione dipende strettamente dall'agricoltura.
La religione è tuttora un elemento vitale nel paese; la maggior parte degli Indiani (80% circa) pratica l'Induismo e da questo si sono originati il Buddhismo, il Giainismo e il Sikhismo; vi sono poi Musulmani, Cristiani ed Ebrei.
Il nostro viaggio parte da New Delhi, la capitale indiana, 3° città per grandezza con circa 16 milioni di abitanti. Dopo nove ore di volo arriviamo nel suo nuovissimo aeroporto e appena usciti ci rendiamo conto di una costante  che ci accompagnerà per tutto il nostro viaggio: ovunque nelle città  grandi o piccole è presente una moltitudine di persone che  si sposta con ogni  mezzo possibile: a piedi, in bicicletta, in moto, in auto, in autobus, in camion, in risciò a motore e a pedali, con carri trainati da animali; il tutto tra un traffico caotico accompagnato dal suono continuo ed incessante dei clacson che chiedono strada. Qui visitiamo il Forte Rosso, una grande cittadella imperiale,la tomba dell'imperatore  Humayun con la sua imponente cupola in marmo bianco e il sito archeologico del Qutb Minar un'alta costruzione di 5 piani che fungeva da torre della vittoria e da minareto. Girando per Delhi poi si ha la netta percezione dei contrasti che tanto ci hanno colpiti in India: ai quartieri più moderni o a quelli  di ville con splendidi giardini dei ricchi e delle ambasciate dove tutto è lindo, pulito e ordinato si contrappongono  quelli dove le case sembrano reduci da un terremoto, ovunque vi sono immondizie e mucche, cani, pecore, capre, bufali, maiali, scrofe con i piccoli, galline,  pappagalli, piccoli scoiattoli e spesso anche scimmie  girano indisturbati tra la gente che ha eletto i marciapiedi cittadini a propria residenza o a luogo di lavoro. Qui infatti c'è chi dorme, chi fa da mangiare, chi esercita la propria attività: uno specchio rotto attaccato a una rete con una sedia scassata ed ecco un barbiere,  un  tavolo con una vecchia macchina da cucire a pedale è la bottega del sarto e vicino, con un vecchio ferro da stiro a brace, un signore vi stira le camicie; chi è più fortunato occupa una delle innumerevoli botteghe che si aprono sulla strada, in alcune delle quali noi non faremmo nemmeno un pollaio mentre qui vi si vende di tutto dalla coroncina di fiori  da portare al tempio al cellulare super accessoriato. Da Delhi il nostro viaggio prosegue per Jaipur detta la «città rosa» per il colore dei suoi edifici principali: Il City Palace con all'interno un bel museo, il Jantar Mantar («strumento magico») un affascinante complesso  di enormi strumenti astronomici con una meridiana alta 23 metri, il «Palazzo dei venti» con la  facciata riccamente decorata e nei dintorni della città il Forte Amber che raggiungiamo a dorso di elefante. Proseguiamo per Agra e qui ammiriamo quella che è considerata una delle meraviglie del mondo: il Taj Mahal , la sua architettura perfetta, il candore del marmo e gli  splendidi giardini che lo circondano  ci lasciano senza parole: è semplicemente stupendo.
Dopo Fatehpur Sikri capitale imperiale abitata solo per 14 anni e poi abbandonata ma oggi ancora perfettamente conservata e Orcha città fortezza medievale abitata solo per un giorno dall'imperatore per cui fu costruita, arriviamo a Khajuraho. Qui vi è un complesso di 25 templi tra i più belli dell'India: sono grandi costruzioni tutte a guglie (il tempio più grande è alto oltre 70 metri con più di 80 guglie) e sono completamente ricoperte di sculture che rappresentano dei, dee, animali, guerrieri, sensuali figure femminili, ballerini, musicisti e  scene erotiche che hanno reso celebre questo sito. La nostra ultima meta è Varanasi la principale città santa indù, con una tradizione spirituale e religiosa di 3000 anni. Sorge sulla riva occidentale del fiume Gange il fiume sacro ed è sempre affollata di pellegrini perché visitarla almeno una volta nella vita è lo scopo di ogni indù e morirvi significa avere la più grande possibilità di raggiungere il «moksha» (la salvezza, la liberazione). Anche noi raggiungiamo attraverso vie piene all'inverosimile di gente, di affollatissimi negozi di ogni tipo, di animali vari ma soprattutto mucche, di moto e biciclette stracariche di merce, con immondizia e canali di scolo ovunque uno dei Ghat cioè scalinata che scende al fiume per assistere tra un tripudio di incensi, canti, suoni e fuochi alla preghiera serale celebrata dai bramini.Il mattino seguente prima dell'alba torniamo al Gange e saliti su una barca assistiamo al bagno rituale dei fedeli nel fiume e con loro salutiamo il sorgere del sole mentre sulle piattaforme apposite assistiamo alla cremazione delle salme dei morti: morire ed essere cremati qui è motivo di gioia per gli indù perché si crede che porti salvezza immediata.Vicino a Varanasi c'è Sarnath, città sacra per buddisti perché qui il Buddha tenne il suo primo sermone importante dopo avere raggiunto l'illuminazione. Da qui ripartiamo per l'Italia con nella mente e nel cuore tanti sentimenti contrastanti, per noi questo viaggio è stato bellissimo per le stupende opere d'arte che abbiamo visto ma allo stesso tempo è stato sconvolgente nel vedere la povertà in cui vive  tanta gente di questo paese. Indimenticabili sono però i ricordi che ci ha lasciato: i colori della natura, dei tessuti e dei  vestiti i «sari» delle indiane, i profumi dei fiori e delle tante spezie con cui sono profumati ambienti e cibi, la bellezza dei ragazzi e ragazze, gli occhi meravigliosi dei bambini quando ti guardano, la gentilezza di tutte le persone che abbiamo incontrato e che sempre e ovunque, congiungendo le mani al petto, ci salutavano con il saluto che noi giriamo a tutti voi «namaste» e cioè « io saluto il Dio che è con te».